“Nel corso della vita il bisogno di amore, accettazione, approvazione ci induce a modellare il nostro carattere in funzione di una risposta positiva da parte degli altri. In un processo che diventa un vero e proprio baratto, cediamo un po’ alla volta la nostra vera identità, sostituendola con un’ altra, che riteniamo più adeguata a farci ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. Così accettiamo come “nostra” un’identità che non lo è…. a riconoscere come “autentici” valori che non lo sono e che non ci rappresentano”
Alberto Simone
I dubbi
Quando inizi a farti certe domande, chi sono? chi voglio diventare?, è difficile poi ignorarle. Cominci un giorno, magari perché ti sei alzata con il piede sbagliato, poi la giornata si “raddrizza” e lasci perdere, ma pian piano tornano sempre più insistenti.
Avevo provato tante volte a mettere in ordine i miei pensieri, il mio sentire, sempre con tanta fatica e scarsi risultati. Dopo aver rappresentato una mappa della mia vita nel momento presente con la ruota della vita, avevo ben chiaro ogni contesto in cui operavo col ruolo di protagonista, ma come definirmi?
Trovi la tua identità nei ruoli che ti caratterizzano: figlia, madre, moglie , amica, nella professione che svolgi, ecc. Ma in realtà non siamo “solo” questo, perché sotto ogni etichetta con cui ci identifichiamo c’è un enorme spazio vuoto da riempire con tutto ciò che ci rappresenta esattamente come siamo: pregi, difetti, talenti, valori, desideri, sogni.
Avevo messo a fuoco ogni sfera della mia vita riuscendo a tirar fuori solo una descrizione superficiale di me, sì, mi rispecchiava ma possibile che sia “solo” così, definita in quattro righe?
Non ero per niente soddisfatta di come mi stavo dipingendo, dovevo dedicarci più tempo e riuscire ad andare più in profondità. Le domande sono un ottimo strumento per indagare…. Che tipo di persona sono in quel ruolo particolare? Che caratteristiche ha Teresa figlia, madre, ecc.? Quali sono le sue qualità? E i suoi difetti? Come si comporta? Come si sente in quel ruolo? E’ soddisfatta?
Non sempre la risposta a quest’ ultima domanda era positiva.
Le convinzioni
Finalmente ero riuscita a definirmi, una lunga lista di caratteristiche, o meglio una lunga serie di giudizi espressi dalla mia mente, tante di quelle volte che ho finito per identificarmi in loro. Veri o falsi che fossero, erano sempre giudizi soggettivi, interpretazioni della realtà elaborate dalla mia mente dopo averle filtrate con tutte le credenze accumulate nella vita.
Sin da piccolissimi assorbiamo tutta una serie di convinzioni che guidano i nostri pensieri condizionando la percezione di noi stessi e della vita. Tutto va bene se sono convinzioni potenzianti ma solitamente quelle a cui diamo più seguito sono quelle limitanti, il più delle volte formatesi sulla base delle convinzioni altrui. Attraverso i giudizi delle persone intorno a noi cominciamo a vederci in quel modo e i limiti in cui gli altri ci rinchiudono diventano i nostri limiti.
Quante volte le persone a cui vogliamo bene, spesso in buona fede, ci hanno detto:” non sei portato per questo… o sei prepotente…. sei scansafatiche”…. Sono queste osservazioni che pian piano diventano i nostri limiti, i giudizi altrui diventano per noi le nostre caratteristiche. Si depositano nella nostra mente inconscia e ci troviamo ad essere incapaci…. prepotenti… e scansafatiche senza sapere come mai, visto che la nostra vita è guidata per il 95% dalla nostra mente inconscia, come sostiene il biologo cellulare Bruce Lipton.
Poi succede che le nostre convinzioni attraggono esperienze che ci portano a confermarne il loro contenuto e così non ce ne liberiamo più, e diventano quegli occhiali attraverso cui osserviamo noi stessi e il mondo.
Diventare consapevole
Esiste però la possibilità di cambiare questi schemi: diventare consapevole che hai quegli occhiali sul naso!!! E puoi prenderti la responsabilità di toglierli se riconosci che non ti stanno correggendo la vista nel modo giusto per te, in un modo che non ti rappresenta.
L’immagine che hai di te, i tuoi giudizi su di te, la tua autostima sono soltanto pensieri, immagini, ricordi, credenze appunto, non sono te.
Con questa nuova consapevolezza sono riuscita ad individuare molte convinzioni che mi impedivano di avvicinarmi al mio vero SE’ e il passo successivo è stato accettarmi cioè sentirmi bene per come sono, essere gentile con me perché come tutti gli esseri umani non sono perfetta e per questo posso sbagliare e imparare dai miei errori senza giudicarmi e senza dar retta alle storie che la mente mi racconta. Ho iniziato così a togliere uno dopo l’altro i filtri che mi facevano vedere me e il mio mondo non autentico, che non rappresentava il mio vero essere.
E tu? Riesci a riconoscere quali credenze ti bloccano e quali invece ti spingono verso i tuoi obiettivi? Quali sono i pensieri che ti giudicano e nei quali ti identifichi? Ti ricordano più pregi o più difetti?